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Cannole: masseria Torcito

Cannole e le sue masserie

Cannole ha un territorio che presenta un ricco patrimonio storico legato soprattutto alla presenza di dodici masserie: Cerceto, Russa, Piccola, Crocicchia, Giammanigli, Ferranterusso, Lama, Maramonte vecchio, Aleni, Anfiano, Pozzo e Cinti.
Ogni masseria ha la sua storia e guardare a ritroso appare un cammino necessario che consente di riconoscere le proprie radici. Le masserie, immobili di altissimo pregio che appartengono all’edilizia rurale, hanno determinato nel tempo lo status urba- no del territorio salentino.

Indice dei Contenuti

Torcito, la regina delle masserie

Tra tutte le masserie merita un capitolo tutto per sé la masseria Cerceto. L’origine del nome della masseria Cerceto risulta incero e talvolta è riportata dagli storici con il nome di Torcito.
Secondo alcune teorie entrambi i toponimi farebbero riferimento alla produzione e lavorazione di filati nel luogo. Il termine Torcito identifica, difatti, la posizione di un nastro di fibre parallele ritorto intorno al suo asse longitudinale, un’operazione che rilascia al filo, per mezzo dell’attrito, resistenza e tenacità.
Il processo viene eseguito mediante un attrezzo chiamato torcitoio, mentre il grado di torcitura viene misurato con il cosiddetto torcimetro. Cerceto potrebbe invece derivare dal greco cercis, che significa navetta da tessitore.
L’edificio, presente indubbiamente nel sito fin dall’864, venne distrutto dai Saraceni, successivamente ricostruito e reso attivo fino alla fine degli anni Sessanta. La superficie, che misurava duecentoventi ettari di terreno coltivati a frumento, tabacco e ortaggi permetteva tra le tante attività, l’allevamento di numerosi capi di bestiame destinati alla produzione di latte, carne e formaggio, la tessitura di lino e cotone e la spremitura delle olive per ricavarne l’olio.

Il parco naturale di Torcito

Il complesso masserizio di Cerceto comprende, oltre ai locali principali, il frantoio ipogeo, l’imponente torre colombaia – la cui capienza permetteva di ospitare fino a tremila piccioni – la cripta, la cappella di San Vito, alcune tombe e altre tracce di insediamenti di monaci basiliani, le caratteristiche fosse granarie, la neviera – una cisterna adibita alla conservazione delle nevi invernali – un pozzo – punto di sosta dei carovanieri – e un antico tracciato viario che testimonia l’esistenza della cosiddetta via Calabra, prolungamento della romana via Appia che, costeggiando il feudo di Cerceto, conduceva fino a Otranto. Nel 1970 la Provincia di Lecce acquistò l’intera area ed approvò successivamente un ambizioso progetto di valorizzazione con il recupero e la ristrutturazione degli immobili rurali. Tutto questo determinò la realizzazione del Parco Naturale di Torcito.